Giorno 4-5: la vita cittadina
Ci svegliamo tutti tardi e facciamo colazione con calma, preparando il caffè e la frutta.
Oggi vogliamo fare i turisti, con la sola intenzione di visitare la città, e nel pomeriggio facciamo un giro delle Ramblas fino ad arrivare al porto, perdendosi nelle mille vie.
Lungo strada ci fermiamo ai diversi fruttivendoli e recuperiamo della frutta e verdura.
Ormai la nostra dieta sta diventando più che vegana, quasi fruttariana, e il nostro corpo comincia a dare segni di cedimento.
Stiamo cambiando la nostra dieta e dobbiamo ancora abituarci. In più comincia a fare molto caldo, e questo di certo non aiuta.
Ormai la nostra dieta sta diventando più che vegana, quasi fruttariana, e il nostro corpo comincia a dare segni di cedimento.
Stiamo cambiando la nostra dieta e dobbiamo ancora abituarci. In più comincia a fare molto caldo, e questo di certo non aiuta.
-ma dove minchia siamo?- |
Facciamo molti tentativi per trovare da mangiare ma in pochi ci aiutano. Probabilmente non avere gli zaini sulle spalle rende tutto molto meno credibile, e qualcuno avrà pensato che volessimo fare i furbi, ma non ci diamo per vinti.
Con il poco che siamo riusciti a racimolare torniamo a casa. Andre tira fuori lo chef che è in lui dando il meglio di sé nel cucinare delle zucchine favolose (o almeno così ci sembravano), usando tante spezie per insaporire il più possibile.
Finiamo la giornata con la pancia che brontola un po' per la fame, ma cerchiamo di non ascoltarla.
La mattina seguente è domenica, e abbiamo molte cose ancora da vedere in città. Usciamo presto e con Matilde e Viola andiamo a vedere la Sagrada familia, casa Battlò e parc Guell, concludendo poi al museo di Picasso dove oggi possiamo entrare gratis!
Alla mostra le ragazze sono come in preda alla sindrome di Stendhal, dato che studiano tutte all'artistico, e rimangono affascinate dai dipinti di Picasso, a differenza di noi due caproni che facciamo fatica a capire il senso di molte cose.
Un momento artistico |
La sera usciamo tutti insieme e ci sediamo nella piazza di fronte al museo di arte contemporanea, una bellissima zona affollata e con musica jazz in sottofondo.
Le ragazze comprano del vino rosso catalano, per salutare Barcellona, visto che domani domani ce ne andiamo tutti, e vogliamo salutare in grande stile questa città movimentata.
Giorni 6-7: rotolando verso sud
Oggi lasciamo la città per ripartire a Sud. L'idea di base sarebbe riscendere tutta la costa per poi risalire dal Portogallo, ma non vogliamo fare troppi progetti per lasciarci un certo margine di libertà per cambiare programma all'ultimo secondo.
Cuciniamo una buona pasta con verdure per tutti, controllando sul telefono la strada da prendere per fare autostop.
Allegra, che deve andare in Almeria, decide di fare un pezzo di strada insieme a noi fino a Valencia, e poco prima di lasciarci anche Matilde cambia idea e si unisce al gruppo!
Da due adesso siamo diventati quattro - sono curioso di vedere se riusciremo a farcela - anche se il gruppo comincia ad essere numeroso.
Puliamo tutto e prendiamo anche qualche provvista che potrà tornarci utile, e ci avviciniamo all'autostrada.
Il sole sta quasi tramontando quando si ferma Fouad, un giovane ragazzo marocchino con un grande sorriso e la barba scura. Ha studiato economia a Barcellona e adesso lavora per un azienda che si occupa di elettronica.Con il suo furgoncino da lavoro ha molto spazio per noi e per i nostri zaini e saliamo insieme a lui.
In macchina parliamo di molte cose: del nostro viaggio, del Marocco, dei pregiudizi e dell'immigrazione.
È molto simpatico e aperto verso di noi, e lungo strada assistiamo a un bellissimo tramonto rosso fra il verde delle montagne catalane.
Arriviamo a Villafranca, la capitale europea del vino, cosa di cui non avevamo assolutamente idea, e facciamo un giro nel paese.
Man in baguette |
Cerchiamo da mangiare e incredibilmente tutti i ristoranti e bar ci danno una mano mettendo in delle buste molte cose che ci bastano per la cena e la colazione del giorno dopo.
Di solito ci vogliono sempre diversi tentativi prima che qualcuno ci aiuti, ma probabilmente in un paesino di questo tipo non hanno mai visto dei ragazzi che fanno ciò che facciamo noi e accettano di buon grado di dare una mano.
Addirittura, in un bar che stava per chiudere, la figlia della proprietaria chiede di farsi una foto insieme a noi. rimaniamo meravigliati e molto contenti e ci mettiamo in posa tutti e cinque con dei grossi sorrisi inebetiti stampati sulle facce.
Villafranca è stato un paese inaspettato e molto affascinante. con la sua piccola piazza deserta e la luce tenue dei lampioni è piaciuto a tutti quanti.
Il bello di viaggiare in autostop, e soprattutto senza una destinazione prestabilita, è proprio questo: ci si abbandona alla casualità, anzi la si accoglie, e si finisce in luoghi meravigliosi di cui altrimenti non avremmo mai saputo della loro esistenza.
Ci si rende conto di come la distanza minuscola di due puntini su una mappa, sia in realtà una distesa infinita di kilometri, fatti di pianure, alberi, montagne e fiumi.
Si apprezza la brezza del vento, quando il sole sulle spalle sembra non darti tregua, e l'odore del mare quando ci sei vicino.
Adesso però dobbiamo cercare dove dormire!
Camminiamo per poco quando ci imbattiamo in un campo immenso, attraversato da lunghe file di viti cariche di grappoli di uva.
Cerchiamo la posizione più nascosta possibile per accamparci, e finalmente ci godiamo il fresco della sera leggendo poesie di Garcìa Lorca e di Pessoa, distesi a guardare le stelle.
Che bella giornata.
#barbascura #fila14 #cartoniovunque
(Con il fondamentale contributo di Andrea Gozzi per gli #hashtag)
Ci svegliamo la mattina che il tasso di umidità nell'aria ha raggiunto livelli estremi. Cerchiamo di ripulire la nostra tenda dalla condensa che stava cominciando a formarsi.
Ci guardiamo intorno e smontiamo tutto in fretta, e presto lasciamo la vigna.
Ci imbattiamo in un mercato di paese e riceviamo un po' di frutta e verdura.
Le vie della città non ci sembrano quasi più le stesse: la piazza è come irriconoscibile vista con la luce e affollata.
Torniamo da Fouad, che ci ha promesso, con una leggera spinta da parte mia, di portarci con lui fino Tarragona, a circa mezz'ora di macchina verso Sud.
Partiamo un po' in ritardo e sbrighiamo qualche connessione, ma alla fine prendiamo l'autostrada.
Ci facciamo lasciare a una "gasoleria", cioè un benzinaio, e lo salutiamo tutti calorosamente per l'aiuto e le belle conversazioni insieme. È stato un piacevole incontro.
Da qui la nostra fortuna ha cominciato lentamente ad esaurirsi, e si sono susseguite una serie di attese interminabili e piccoli passaggi di qualche minuto (che per snellezza di narrazione non starò ad elencare), che ci hanno condotto fino a un piccolo paesino semi deserto chiamato L'Aldea.
Ci consoliamo con una cena a base di salamini spagnoli e ciambelle fatte in casa.
Anche stasera si dorme nei campi, stavolta tra gli ulivi.
Buenas noche.
Da qui la nostra fortuna ha cominciato lentamente ad esaurirsi, e si sono susseguite una serie di attese interminabili e piccoli passaggi di qualche minuto (che per snellezza di narrazione non starò ad elencare), che ci hanno condotto fino a un piccolo paesino semi deserto chiamato L'Aldea.
Ci consoliamo con una cena a base di salamini spagnoli e ciambelle fatte in casa.
Anche stasera si dorme nei campi, stavolta tra gli ulivi.
Buenas noche.
Giorno 8: il grande Gatsby
Ci svegliamo un po' malconci e stanchi dopo due giornate impegnative, e recuperiamo un po' di energie prima di ricominciare a fare autostop.
Tutte le macchine che si fermano vanno in una direzione diversa e cominciamo a spazientirci dopo tanto che aspettiamo. Andre cerca disperatamente di ottenere un passaggio dando il meglio di sé a bordo pista, ma ottiene scarsi risultati.
Alla fine con le ragazze pensiamo a una soluzione, e decidiamo che è meglio dividersi: sarà più facile per tutti trovare passaggio, e stabiliamo che Valencia sarà il punto di ritrovo.
È stata una decisone difficile da prendere, ma forse era l'unico modo per uscire da questo empasse che da troppo ci agognava.
Dopo poco le ragazze trovano subito passaggio, dalla stessa macchina che invece passando davanti a me e Andre ci aveva snobbato.
Le vediamo partire lungo la strada statale che va verso Castellò, sperando che riescano ad arrivare presto a Valencia.
Dopo poco anche noi troviamo qualcuno che si ferma: è Mohammed, un signore marocchino dalle guance paffute che, dopo essersi accertato che non avessimo con noi dell'hashish, si offre di accompagnarci alla città successiva con la sua vecchia macchina traballante.
Da qui in poi perdiamo ogni speranza di trovare passaggio e iniziamo a camminare per moltissimo. Attraversiamo il primo paese che troviamo, Amposta, dove veniamo aiutati da Mariasinta, una amabile vecchietta che ci aiuta a rimediare il pranzo e ci indica la strada accompagnandoci per un pezzo.
Probabilmente era da molto che dei viaggiatori con zaini in spalla non passavano da quel paese, perché al nostro passaggio ci sentiamo osservati da tutti.
Continuiamo a camminare e ci avviamo verso il paese successivo, con addosso gli zaini che sembrano sempre più macigni.
Sembra una vita che camminiamo, e mancano ancora 6 kilometri al primo paese, che è Sant Carlos de la Rapita.
Percorriamo una strada provinciale lunghissima, con a destra montagne alte montagne rocciose e a sinistra immensi campi di risaie (e qui la nostra fantasia dilaga verso piatti di paella fumante, ndr) e il cielo sta cominciando a rannuvolarsi, un brutto segno.
Le poche macchine che passano ci ignorano completamente e ci sorpassano a grande velocità. Abbiamo quasi rinunciato a alzare il pollice al loro passaggio, rassegnandoci a dover andare a piedi. Ma quello che succederà da qui in poi ha veramente qualcosa di incredibile.
Con un colpo di reni all'ultimo secondo, un guidatore che ci ha visto dallo specchietto retrovisore decide di fermarsi.
Accosta la macchina lungo la carreggiata e ci aspetta in macchina.
Andre parte a corsa verso il finestrino, mentre io cerco di rimanere calmo e mi avvicino con lentezza, cercando di trattenere l'euforia del momento.
Scopriamo di andare tutti nella stessa direzione e carichiamo gli zaini nel bagagliaio della vecchia Volkswagen.
Dall'odore e i pezzi di motore sparsi qua e là capiamo che è un meccanico, e sembra molto felice della nostra presenza.
Oscar - così si chiama- ha le mani nere per lo sporco e suda molto per il caldo che si sente nell'abitacolo, ma i finestrini sono bloccati, e decide di aprire direttamente le portiere per fare aria. Sembra un tipo interessante.
Apriamo una lunga discussione in spagnolo su di lui e sul suo lavoro. Scopriamo che non è solo un meccanico, ma è anche il campione spagnolo ed europeo di moto d'acqua, cosa di cui sembra andare molto fiero.
Viaggia molto per il suo lavoro, e ci racconta di essere stato anche in Mugello a sbrigare alcuni incarichi all'Autodromo.
Nel parlare ci chiede se avevamo un posto dove dormire, ovviamente rispondiamo di no, e con molta leggerezza ci invita a stare da lui. Cerchiamo di esprimere, con la poca conoscenza dello spagnolo a nostra disposizione, tutta la gratitudine che abbiamo per il grosso favore che ci sta facendo.
Ma le sorprese non finiscono qui: arrivati a destinazione scopriamo che la storia del campione europeo è vera, e che vive in una villetta di fronte al mare e con una piscina privata.
Con difficoltà riesco a esprimere la gioia che abbiamo provato di fronte a tale visione paradisiaca.
Siamo passati in poco tempo da essere gli ultimi dei vagabondi a passare la notte in una delle zone più esclusive della costa spagnola meridionale.
Che botta di culo.
Che botta di culo.
Conosciamo la sua compagna Eva, che è felice di vederci come se ci stesse aspettando, e ci chiede la traduzione di una canzone di Fedez che le piace molto.
Parliamo tutti e quattro sulla terrazza mentre il piccolo cane Nuna ci fa le feste.
Spieghiamo l'esperienza che stiamo facendo e si dimostrano molto interessati e attenti al nostro racconto.
Oscar ci invita a fare un bagno in piscina e ci immergiamo tutti nell'acqua fresca quando il sole sta tramontando.
Finiamo la nostra nuotata, quando Eva ci chiama per la cena. Ha preparato appositamente per noi tanti piatti diversi e abbondanti, che mangiamo con mucho gusto!
Nel frattempo Oscar continua a stappare bottiglie di vino fruttato che ci serve in calici di cristallo con ghiaccio.
Né io né Andre ci saremmo mai immaginati di ritrovarci qui - ci eravamo svegliati in mezzo a un campo di ulivi! - e più volte ci fermiamo ad riflettere sulla fortuna di aver incontrato il nostro salvatore.
Alla terza bottiglia di vino che apriamo cominciamo tutti a diventare un po' "borracios", e intraprendiamo lunghe conversazioni sull'indipendenza della Catalogna e i viaggi di Oscar in tutto il mondo.
Principalmente è Oscar a parlare, e anche se un po' logorroico è un vero piacere ascoltarlo.
È una persona molto carismatica, e ci incanta con la sua parlantina (probabilmente i fiumi di vino hanno aiutato).
Dopo un po' comincio a fare molta fatica a seguirlo e la mia mente divaga da altre parti, mentre Oscar sembra divertirsi molto. Andre invece sembra seguire con attenzione, ma sospetto che anche lui non ci stia capendo un'acca.
Concludiamo la cena con del gin tonic tanto per gradire, e andiamo a fare una passeggiata al chiaro di luna, dato che stanotte è quasi piena e molto luminosa.
Dopo aver sparecchiato andiamo tutti a letto super felici a fare una bella e meritata dormita.
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